di Guido Keller –
In occasione della tradizionale conferenza stampa di fine anno il presidente russo Vladimir Putin ha dato ampio spazio, tra i vari temi di politica interna ed estera, alla crisi ucraina sostenendo che “siamo vicini al raggiungimento die nostri obiettivi”. La risoluzione del conflitto dovrà certamente passare per una serie di trattative e di compromessi, ma la nota saliente è l’apertura a trattare con Kiev, purché si tratti di un’autorità legittimate. Il presidente russo si è riferito al fatto che il mandato di Volodymyr Zelensky è scaduto da tempo, come pure che dal Parlamento, la Verchovna Rada, sono stati esclusi gli 11 partiti d’opposizione. Putin ha così rimarcato che “siamo disponibili a firmare accordi di pace, ma possiamo farlo solo con chi è legittimato”, compresi il Parlamento e il suo presidente, e lo stesso Zelensky nel momento in cui venisse rieletto.
Solo ieri Zelensky aveva affermato, nel corso di un’intervista per Le Parisien, che i territori del Donbass e la Crimea “ormai sono sotto il controllo russo, e noi non abbiamo la forza per riconquistarli. Per cui ci rimane solo la via diplomatica per portare Putin al tavolo delle trattative”. Certamente il protrarsi del conflitto e delle distruzioni, la disparità di uomini e di mezzi, il continuo indebitamento del paese e il cambio della guardia alla Casa Bianca, con la conseguente chiusura del flusso di denaro, obbligano il presidente ucraino, che aveva fatto una legge per escludere ogni trattativa con Putin, a individuare un accordo. E non è certo la minuscola porzione del Kursk invasa dagli ucraini a garantirgli una posizione di forza a un tavolo negoziale.
Putin si è detto quindi pronto a negoziati “senza precondizioni”, che “abbiano come base il processo di Istanbul del 2022”, poiché “la politica è l’arte del compromesso”. Ha anche fatto sapere di essere disponibile a incontrare il presidente eletto Usa Donald Trump, che “non sento da quattro anni”.
Nel suo discorso il presidente russo è intervenuto anche sull’omicidio, avvenuto ieri a Mosca ad opera dei servizi segreti ucraini (che lo hanno rivendicato), del tenente generale Igor Kirillov: Putin ha ammesso gravi falle nella sicurezza, per cui “dobbiamo migliorare questo lavoro e non permettere errori così gravi”.