Ucraina. Pesante bombardamento aereo russo su Odessa: la geopolitica dell’attacco

Gli impatti sulle trattative internazionali.

di Riccardo Renzi *

Il presente lavoro muove da un’analisi di Daniele Dell’Orco, tra i migliori analisti sulla questione ucraina, e riprende i fatti bellici del 20 marzo. L’attacco aereo devastante lanciato dalla Russia sulla città di Odessa rappresenta un momento cruciale nel conflitto in Ucraina, un segno evidente che la guerra è ben lontana dall’essere terminata, nonostante gli sforzi diplomatici in corso. Questo attacco, incredibilmente potente e mirato, avviene a poche ore dall’entrata in vigore di un accordo di cessate-il-fuoco “energetico” mediato dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e accettato da Mosca e Kiev. L’assalto a Odessa, che non veniva colpita con una tale intensità sin dall’inizio del conflitto, non è solo una reazione a eventi immediati, ma un atto che assume significati profondi nelle complesse dinamiche geopolitiche della guerra in corso.
La prima chiave di lettura dell’attacco russo a Odessa è la risposta diretta all’operazione ucraina condotta con droni sulla regione di Saratov, in particolare sull’aeroporto di Engels, utilizzato dalle forze russe. Quest’azione, un’operazione di tipo “blitz”, ha dimostrato la capacità dell’Ucraina di colpire obiettivi strategici in territorio russo, segnando un’escalation della guerra. La Russia ha reagito con un attacco mirato alla città portuale, segnalando la sua intenzione di rispondere colpo su colpo e mantenere il controllo della situazione sul campo.
Il secondo significato di questo attacco risiede nella strategia di restrizione degli obiettivi, che sembra caratterizzare la fase attuale del conflitto. L’accordo sul cessate il fuoco, che riguarda principalmente le infrastrutture energetiche, è stato concepito per ridurre i danni collaterali e focalizzare l’azione militare su obiettivi considerati “legittimi”. In questo scenario, entrambe le parti si preparano a concentrarsi su obiettivi strategici puri, come linee di rifornimento e centri di comando, senza rischiare un’escalation incontrollabile. Tuttavia, la Russia, con l’attacco a Odessa, sembra voler chiarire che non rinuncerà ai suoi obiettivi geopolitici, soprattutto nel Mar Nero.
Il terzo livello di interpretazione riguarda il significato politico dell’attacco a Odessa, che arriva proprio in vista dell’incontro cruciale a Riad, in Arabia Saudita, tra le delegazioni di Russia e Stati Uniti, fissato per il 24 marzo. La Russia intende ribadire la sua posizione sulla città di Odessa, un obiettivo strategico che Mosca considera fondamentale. Con questo attacco, Mosca invia un chiaro messaggio: non ha intenzione di cedere su Odessa durante i colloqui. In un conflitto di queste dimensioni, più si dimostra la capacità di infliggere danni e alzare il prezzo della guerra, più si può ottenere durante la trattativa.
L’incontro a Riad, che coinvolgerà anche rappresentanti ucraini, si configura come un banco di prova per la diplomazia internazionale. La Russia cerca di far leva sulla propria capacità di influenzare l’equilibrio del conflitto, mentre l’Ucraina e gli Stati Uniti spingono per il rispetto degli accordi di cessate il fuoco e la riduzione della violenza. In questo contesto, l’attacco a Odessa rappresenta non solo un atto di guerra, ma anche un tentativo di Mosca di ottenere più concessioni al tavolo delle trattative.
Un altro elemento centrale nei negoziati è la questione della Crimea. Nonostante gli appelli internazionali e le proposte di cessate il fuoco, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito con fermezza che l’Ucraina non è disposta a cedere la Crimea alla Russia, una posizione che rimane irremovibile. Durante una conferenza a Oslo, Zelensky ha sottolineato che la Crimea è “una penisola ucraina” e ha criticato l’amministrazione russa per le sue politiche di annessione e repressione in quel territorio. La Crimea, sotto il controllo di Mosca dal 2014, è un simbolo della resistenza ucraina, e la sua restituzione rimane un punto cruciale per il governo di Kiev, nonostante le pressioni internazionali che potrebbero suggerire cessioni territoriali.
Un altro tema centrale dei colloqui tra Zelensky e Trump riguarda la gestione delle centrali nucleari in Ucraina, in particolare quella di Zaporizhzhia, attualmente sotto il controllo russo. Zelensky ha ribadito che le centrali nucleari ucraine devono essere di proprietà e sotto il controllo del popolo ucraino, sostenendo che se non appartengono all’Ucraina, nessun altro potrà farle funzionare in sicurezza. Questa posizione sulla sovranità delle infrastrutture nucleari è parte di un più ampio discorso sulla sicurezza energetica e la protezione delle risorse strategiche in un contesto di guerra.
Infine, la questione dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO sembra sempre più distante. Nonostante l’appoggio che Kiev ha ricevuto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, Zelensky ha lamentato che la NATO ha chiuso la porta all’adesione ucraina, un tema che era centrale nelle richieste di Kiev all’inizio del conflitto. Il segretario generale della NATO, Mark Rutte, ha affermato che l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica non è in discussione per ora, considerando questo una “regalo” troppo grande per la Russia. Questo nuovo scenario potrebbe spingere l’Ucraina a riconsiderare le proprie strategie diplomatiche e militari, in quanto il supporto internazionale potrebbe non essere sufficiente per garantire la sicurezza e la sovranità del paese a lungo termine.
L’attacco a Odessa, la questione della Crimea e il blocco delle cessioni territoriali delineano un quadro geopolitico sempre più complesso, dove le forze in gioco continuano a manovrare per ottenere vantaggi diplomatici, militari ed economici. La diplomazia internazionale, in particolare i colloqui a Riad, diventerà fondamentale per determinare se un nuovo accordo di pace potrà essere raggiunto o se, al contrario, il conflitto si estenderà ulteriormente. La strada verso una risoluzione della guerra appare ancora lunga, con ogni parte determinata a difendere i propri interessi, ma anche a negoziare nuove condizioni che potrebbero ridisegnare gli equilibri geopolitici in Europa e nel mondo.

* Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, membro dei comitati scientifici e di redazione delle riviste Menabò, Scholia, Notizie Geopolitiche e Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti”, e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.