Taiwan. Un nuovo fronte di guerra

di Riccardo Renzi *

In questi giorni sulle maggiori testate giornalistiche e sulle riviste di geopolitica, da Limes a Politica.mag, è tornata alla ribalta la questione Taiwan, in particolare per l’avvicinamento commerciale agli USA di TSMC. È bene però inquadrare l’intera questione geopolitica Cina-Taiwan-Usa. Negli ultimi anni la geopolitica del Pacifico è stata caratterizzata da crescenti tensioni, con Taiwan al centro di un intricato gioco di alleanze, ambizioni territoriali e sfide economiche. Taiwan risulta estremamente strategica sia dal punto di vista militare che economico. Per tale motivo la questione taiwanese è divenuta uno degli snodi più critici nelle relazioni internazionali, in particolare tra USA e Cina. L’espansione militare cinese, l’interesse crescente delle multinazionali taiwanesi ad investire, anche fortemente, negli USA e la delicatezza delle relazioni diplomatiche tra Cina e Taiwan, stanno favorendo l’apertura di un nuovo fronte bellico.
Va detto che Taiwan è una democrazia avanzata, ormai lontana dal Partito Comunista Cinese, e una delle economie più dinamiche al mondo, in costate crescita, con una posizione preminente nel settore tecnologico. La sua leadership, incarnata perfettamente dal Partito Progressista Democratico (DPP) e dalla presidente Tsai Ing-wen, si sta sempre più consolidando come una forza di resistenza contro l’espansionismo cinese. Nonostante essa non abbia dichiarato formalmente la sua indipendenza, Taiwan sta cercando di costruire un’identità nazionale e culturale che si distacchi da quella cinese.
Nel contesto internazionale Taiwan rappresenta non solo un importante partner commerciale per gli USA, ma anche un baluardo contro l’espansione della Marina militare cinese nel Pacifico. Il Paese, pur non essendo riconosciuto formalmente come stato indipendente, mantiene legami stretti con le potenze occidentali, che vedono Taiwan come una chiave per contenere l’influenza della Cina. Quest’ultima ha una visione ben chiara della questione. Pechino considera Taiwan una provincia ribelle destinata a essere riannessa con qualsiasi mezzo. La teoria della “Cina Unica” è un principio fondamentale della politica estera del Partito Comunista Cinese, potremmo dire quasi un dogma che non può essere messo in discussione.
Negli ultimi anni la Cina ha aumentato la propria presenza militare nello Stretto di Taiwan, intensificando manovre e esercitazioni militari con l’obiettivo di esercitare una crescente pressione sull’isola. La strategia cinese consiste nel voler costringere Taiwan a un processo di riunificazione pacifica, o in alternativa prepararsi a un’eventuale invasione.
Gli USA, pur riconoscendo la Cina come il governo legittimo della regione, continuano a supportare Taiwan, mantenendo così una politica estera ambigua. Gli USA non riconosce ufficialmente l’indipendenza di Taiwan, ma proteggono l’isola da minacce esterne attraverso precise e puntuali misure, tra cui il Taiwan Relations Act, che impegna gli Stati Uniti a difendere Taiwan in caso di aggressione.
L’elezione di Donald Trump ha ulteriormente avvicinato Taiwan agli USA e le dipendenze di Taiwan in materia di fornitura di armi e partenership stanno rendendo Taiwan sempre più dipendente dagli statunitensi. Tuttavia, dopo le recenti mosse di Trump in politica estera, da parte di Taiwan c’è un crescente timore riguardo alla possibilità di un disimpegno USA nella regione. Taiwan pertanto sta cercando di rafforzare il suo legame con gli Stati Uniti, chiedendo esplicitamente un maggiore sostegno in termini di sicurezza.
La crisi tra Cina e Taiwan si è ulteriormente inasprita negli ultimi giorni a causa della questione TSMC. La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il maggiore produttore mondiale di semiconduttori, ha dichiarato che investirà ulteriori 100 miliardi negli USA, i quali si vanno a sommare ai 65 già investiti. In chiaro segnale di voler spostare parte della produzione negli USA.
Da un lato gli Stati Uniti vedono questa mossa come un’opportunità per ridurre la dipendenza dalla Cina nella produzione di chip avanzati, ma dall’altro Taiwan teme che un crescente allineamento economico con gli USA possa indebolire la sua posizione come leader globale nel settore, oltre che inasprire ulteriormente i rapporti con la Cina. Quest’ultima dal canto suo ha visto l’espansione di TSMC negli Stati Uniti come una mossa geopolitica che potrebbe allontanare Taiwan dal suo dominio economico e influenzare negativamente i suoi interessi strategici.
Le prospettive future per Taiwan e la regione Asia-Pacifico dipendono fortemente dalle scelte politiche ed economiche che verranno fatte nei prossimi anni, o meglio mesi. Sebbene la diplomazia possa portare a una progressiva distensione delle tensioni, le azioni concrete della Cina e degli Stati Uniti potrebbero spingere il conflitto verso un punto di non ritorno. Taiwan, con la sua importanza economica e strategica, rimane al centro di uno dei conflitti geopolitici più complessi e delicati degli ultimi decenni.

* Istruttore direttivo presso Biblioteca civica “Romolo Spezioli” di Fermo, Membro del comitato scientifico della rivista Il Polo – Istituto Geografico Polare “Silvio Zavatti” e Socio Corrispondente della Deputazione di Storia Patria per le Marche.