Romania. Sei arresti per piano eversivo legato alla Russia

di Giuseppe Gagliano

In un’operazione che ha scosso la scena politica romena, l’Agenzia nazionale per il crimine organizzato (DIICOT) ha annunciato l’arresto in Romania di sei individui accusati di tradimento e di aver orchestrato un tentativo di colpo di Stato contro il governo di Bucarest, con presunti legami con Mosca. Tra i sospettati, secondo indiscrezioni riportate da Europa Libera Romania, spicca il nome di Radu Theodoru, generale in pensione di 101 anni ed ex figura di spicco del partito ultranazionalista Grande Partito della Romania, noto per le sue posizioni filo-fasciste e antisemite. I nomi ufficiali degli arrestati non sono stati ancora divulgati, ma il caso sta già alimentando un acceso dibattito nel Paese.
Secondo il comunicato della DIICOT il gruppo, strutturato su un modello militare e costituito nel 2023, avrebbe avuto l’obiettivo di destabilizzare la Romania, minandone la sovranità e la capacità difensiva. I piani dei cospiratori erano ambiziosi e radicali: dissolvere i partiti politici, abrogare la Costituzione e sostituirla con un nuovo ordinamento guidato da un “Consiglio dei Saggi” e da strutture locali chiamate “Comitati degli Antenati”.
L’intento era quello di ridisegnare l’identità nazionale, cambiando persino il nome dello Stato, la bandiera e l’inno. Per raggiungere tali scopi, i membri avrebbero cercato appoggi esterni, tentando di coinvolgere forze politiche e militari straniere e mirando a far uscire la Romania dalla Nato.
Il caso si intreccia con un altro episodio significativo: appena un giorno prima, il 5 marzo, Bucarest aveva espulso due diplomatici russi, cioè l’attaché militare Victor Makovskiy e il suo vice Evgeny Ignatiev, accusati di aver violato la Convenzione di Vienna con attività incompatibili con il loro status.
Il Servizio di intelligence romeno ha collegato i due funzionari al gruppo eversivo, sostenendo che avessero raccolto informazioni sensibili e offerto supporto agli sforzi incostituzionali dei cospiratori. La DIICOT ha aggiunto che alcuni membri del gruppo avrebbero avuto contatti diretti con agenti russi, incluso un viaggio a Mosca nel gennaio 2025 per negoziare appoggi al loro progetto.
Le indagini hanno portato alla luce anche un possibile legame con la campagna elettorale di Calin Georgescu, politico di destra e candidato presidenziale filo-russo, il cui successo al primo turno delle elezioni di novembre 2024 è stato annullato per irregolarità. Georgescu, arrestato a dicembre per accuse legate ai finanziamenti della sua campagna e alla promozione di ideologie estremiste, potrebbe aver avuto rapporti con i diplomatici espulsi, secondo fonti anonime riportate da Euronews.
La reazione di Mosca non si è fatta attendere: l’ambasciata russa a Bucarest ha definito l’espulsione “un atto ostile e ingiustificato”, minacciando ritorsioni. Sullo sfondo il deterioramento dei rapporti tra Romania e Russia, iniziato con l’invasione dell’Ucraina nel 2022, appare evidente. Da allora Bucarest ha ridotto drasticamente la presenza diplomatica russa nel Paese, una mossa che Mosca ha ricambiato.
Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di crescenti tensioni in Europa. Come riportato da United 24, negli ultimi mesi si è registrato un aumento di “attacchi ibridi” e operazioni di influenza attribuite alla Russia, con quasi cento casi segnalati nel 2024. Il ministro degli Esteri ceco, Jan Lipavsky, ha recentemente puntato il dito contro Mosca, accusandola di destabilizzare il continente con azioni di spionaggio e sabotaggio.
La Romania, Paese Nato al confine con l’Ucraina, si trova così a fare i conti con una minaccia interna che sembra intrecciarsi con le strategie geopolitiche di un attore esterno. La vicenda solleva interrogativi inquietanti: quanto è vulnerabile l’Europa orientale di fronte a tentativi di destabilizzazione? E fino a che punto la Russia è disposta a spingersi per riaffermare la propria influenza nella regione? Per ora le autorità romene proseguono le indagini, mentre il caso promette di alimentare tensioni sia interne che internazionali.