RD Congo. Il M23 conquista Goma

di Giuseppe Gagliano –

I ribelli del gruppo M23 hanno preso il controllo dell’importante città di Goma, in un’azione che indicatore il conflitto nella Repubblica Democratica del Congo, latente da anni, sta entrando in una nuova fase. Goma, capoluogo del North Kivu, non è una città qualsiasi. È il cuore di una regione strategica, un crocevia di interessi economici, politici e militari che si intrecciano in uno dei contesti più complessi del continente africano. Eppure, questa regione, ricca di risorse e povera di pace, è da decenni teatro di sofferenze, violenze e instabilità.
Il North Kivu è una terra sfortunata. Ospita alcune delle risorse più preziose del pianeta, ma è anche una delle aree più povere e martoriate dell’Africa. Qui, la guerra non è mai veramente finita. Bande armate, epidemie come l’ebola e conflitti etnici hanno reso la vita degli abitanti un inferno quotidiano. Tra le vittime di questa instabilità c’è anche l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso nel febbraio 2021 in circostanze mai del tutto chiarite. Un episodio che ha portato per un momento l’attenzione internazionale su questa regione dimenticata, ma che non ha cambiato le dinamiche di fondo.
Il problema del North Kivu è proprio la sua ricchezza. Sotto le foreste e gli altopiani si nascondono giacimenti di terre rare, minerali preziosi e risorse strategiche per l’economia globale. Una ricchezza che, invece di portare sviluppo, ha attirato predatori. Gruppi armati, clan locali, multinazionali e governi stranieri si contendono il controllo di queste risorse, trasformando la regione in un campo di battaglia. È una guerra per l’oro del XXI secolo, dove i veri perdenti sono sempre i civili, costretti a vivere in un limbo di violenza e povertà.
Ma il conflitto nel North Kivu non è solo una questione locale. Come ha sottolineato Andrea Muratore su InsideOver, il Ruanda è accusato di armare l’M23 e di sfruttare le risorse della regione. E non è solo Kigali a guardare con interesse a questa zona. Uganda e altri Paesi vicini hanno i loro interessi, creando una rete di alleanze e rivalità che rischia di trasformare il conflitto in una nuova “guerra mondiale africana”. Un termine coniato alla fine degli anni ’90, quando il Congo divenne il teatro di uno scontro regionale che coinvolse quasi tutte le potenze del continente. Oggi, quella guerra non è mai veramente finita. È solo cambiata forma.
Il Congo è un Paese ricco di risorse e povero di pace. Un paradosso che si ripete da decenni, mentre la comunità internazionale guarda altrove. I buoni propositi di stabilizzazione degli anni 2000 sono rimasti lettera morta, e oggi il North Kivu è di nuovo un polveriere. La domanda è: chi ne pagherà il prezzo? Gli abitanti della regione, già stremati da anni di violenze, o l’intero continente, che rischia di essere trascinato in un conflitto senza fine?
La situazione nel Congo è un monito per il mondo. Ci ricorda che le guerre dimenticate non scompaiono, ma si trasformano, e che le risorse naturali, invece di essere una benedizione, possono diventare una maledizione. Mentre l’Occidente si concentra su altre crisi, il Congo continua a bruciare. E la domanda è: quanto tempo passerà prima che le fiamme si estendano oltre i confini del North Kivu?