di Giuseppe Gagliano –
Quando si parla di energia nucleare in Europa, i primi nomi che vengono in mente sono Francia e Germania, con le loro opposte strategie: Parigi rilancia sul nucleare, Berlino lo smantella. Eppure, c’è un altro attore che sta giocando una partita sempre più strategica: la Polonia.
Con una storica dipendenza dal carbone, la Polonia si è trovata di fronte a un bivio: rimanere ancorata a una risorsa inquinante e soggetta alle pressioni climatiche europee, oppure puntare su nuove fonti di energia. La guerra in Ucraina e la conseguente crisi energetica hanno reso la scelta ancora più urgente. Così Varsavia ha deciso di investire pesantemente nell’energia nucleare, un settore in cui non ha alcuna esperienza pregressa.
Ed è qui che entra in gioco il Canada. Il 28 gennaio il primo ministro polacco Donald Tusk e il premier canadese Justin Trudeau hanno firmato un accordo di cooperazione per sviluppare il nucleare in Polonia. Dietro questa intesa c’è un dato fondamentale: la tecnologia per la prima centrale nucleare polacca sarà fornita da Westinghouse Electric, azienda americana che però oggi è controllata da un consorzio canadese. In altre parole, il Canada sarà uno dei pilastri del futuro energetico polacco.
Ma perché il Canada dovrebbe essere così interessato alla Polonia? La risposta è duplice. Da un lato, Ottawa punta a rafforzare il proprio ruolo nell’industria nucleare, con la prospettiva di vendere reattori e tecnologia in Europa. Dall’altro, l’energia è sempre più una questione geopolitica. Il progetto polacco si inserisce in un quadro più ampio: ridurre la dipendenza energetica dell’Europa orientale dalla Russia e consolidare il legame con il blocco occidentale.
Varsavia ha già avviato la costruzione della sua prima centrale nucleare nella regione della Pomerania, sulla costa del Mar Baltico. Il progetto sarà guidato da Polskie Elektrownie Jądrowe (PEJ), e finanziato da una combinazione di capitali pubblici e privati. L’Export Development Canada ha già messo sul piatto 1,45 miliardi di dollari, ma ci sono anche gli americani e i francesi pronti a entrare in gioco.
A dicembre Parigi ha annunciato il proprio interesse, con l’agenzia di credito Bpifrance Assurance Export e la banca pubblica Sfil che hanno offerto finanziamenti per oltre 3,75 miliardi di dollari. Sommati agli impegni statunitensi ed europei, il progetto nucleare polacco ha già raccolto promesse di finanziamento per oltre 23 miliardi di euro.
Oltre agli impatti economici, l’alleanza tra Polonia e Canada ha un significato strategico ben preciso. Varsavia non sta semplicemente costruendo centrali nucleari, ma sta posizionandosi come un hub energetico chiave per l’Europa dell’Est. Un modo per sganciarsi definitivamente dalla dipendenza dal carbone e, soprattutto, per ridurre al minimo l’influenza russa sul proprio approvvigionamento energetico.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, la Polonia si è trasformata in uno dei principali sostenitori di Kiev, sia sul piano politico che militare. E ora vuole fare lo stesso nel settore energetico, diventando un attore centrale nelle nuove infrastrutture che dovranno ridisegnare il futuro della regione. Il messaggio è chiaro: il nucleare polacco sarà occidentale al 100%, con investimenti da Canada, USA e Francia, ma nessuno spazio per Mosca.
Un altro dato interessante è il sostegno della popolazione polacca al nucleare. Secondo un sondaggio condotto dal Ministero dell’Industria polacco, il 92,5% dei cittadini è favorevole alla costruzione di centrali nucleari nel Paese, con il 67,9% che si dice addirittura fortemente favorevole. Numeri che segnano un netto cambiamento rispetto a pochi anni fa, quando il nucleare era visto con diffidenza.
Il governo polacco ha puntato molto sulla comunicazione, presentando il nucleare come la chiave per la sicurezza energetica nazionale. E per una volta, la popolazione sembra aver recepito il messaggio senza troppe divisioni.
La costruzione della prima centrale nucleare polacca dovrebbe concludersi entro il 2033, mentre i primi piccoli reattori modulari (SMR) potrebbero entrare in funzione già nel 2030. Se tutto andrà secondo i piani, la Polonia potrebbe diventare un modello di transizione energetica per gli altri Paesi dell’Europa orientale.
Ma le incognite non mancano. La prima riguarda i costi: il nucleare è un investimento a lungo termine, e se le condizioni economiche cambiano, il rischio di ritardi e sforamenti di budget è alto. Inoltre, la dipendenza da partner esteri, come Canada e Stati Uniti, potrebbe trasformarsi in un’arma a doppio taglio, specialmente se cambieranno gli equilibri politici.
Infine c’è la questione della sicurezza: con il nucleare tornato al centro del dibattito, il rischio di attacchi informatici o di sabotaggi non può essere escluso. Un tema su cui Varsavia dovrà lavorare attentamente, se vuole davvero trasformare il nucleare in una carta vincente per il futuro del Paese.