di Giuseppe Gagliano –
L’Unione Europea si prepara a un ambizioso piano di riarmo da 800 miliardi di euro, annunciato con enfasi dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Un piano che sulla carta dovrebbe rafforzare la sicurezza del continente, ma che nella realtà rischia di rivelarsi una mossa inefficace e perfino dannosa.
Il primo ostacolo insormontabile è la superiorità nucleare russa. Mosca possiede circa 6mila testate nucleari, mentre l’Unione Europea ne conta solo 290, tutte francesi. L’idea che Parigi possa fungere da “ombrello nucleare” per l’intero continente è semplicemente irrealistica. Se la Russia colpisse un Paese europeo con un’arma nucleare, la Francia sarebbe davvero disposta a rispondere, scatenando un conflitto nucleare globale? L’ipotesi è improbabile: ogni Stato proteggerebbe prima di tutto se stesso. Se la Polonia o la Germania venissero attaccate, sarebbero lasciate a gestire da sole la propria tragedia.
Il secondo errore dell’Europa è l’illusione che un’eventuale guerra con la Russia possa seguire lo schema del conflitto ucraino: lunga, logorante, combattuta con trincee e carri armati. In realtà, la dottrina russa prevede l’uso dell’arma nucleare in caso di minaccia esistenziale, e se Mosca si trovasse in difficoltà in un confronto diretto con la Nato, non esiterebbe a ricorrervi. Lo scenario più probabile non è dunque una guerra d’attrito, ma un’escalation devastante.
Già nel 2022 durante la battaglia di Kherson, Putin valutò seriamente l’uso delle armi nucleari tattiche per evitare una disfatta. L’intervento degli Stati Uniti, che negoziarono un ritiro russo ordinato, scongiurò quell’eventualità. Ma il precedente resta, e dimostra che Mosca non considera il nucleare un’arma di ultima istanza, bensì uno strumento strategico da impiegare se necessario.
La terza ragione per cui il riarmo europeo è un’illusione è che le armi nucleari hanno congelato per sempre i rapporti di forza tra Russia e UE. In passato, le potenze militari crescevano o declinavano in base alla loro economia e alla loro demografia. Ma con il nucleare, questo equilibrio è diventato statico: anche se la Russia si riducesse allo stremo economicamente, il suo arsenale atomico la manterrebbe una superpotenza militare. L’Europa può investire miliardi nella difesa convenzionale, ma non cambierà questa realtà.
Infine c’è un fattore culturale. La società europea è edonista, frammentata, post-moderna. L’idea di una mobilitazione di massa per combattere una guerra contro la Russia è pura fantasia. In caso di conflitto, gli europei fuggirebbero piuttosto che andare al fronte, come dimostrano le migrazioni di massa dall’Ucraina. Il contrasto con la mentalità russa è netto: Mosca è ancora una società militarizzata, con una forte cultura della resistenza e della sopravvivenza.
Investire in un riarmo indiscriminato senza una reale strategia di difesa credibile è un errore. L’Europa farebbe meglio a concentrarsi su una politica di sicurezza basata sulla diplomazia e sulla cooperazione, piuttosto che inseguire un sogno di potenza militare irrealizzabile. L’unico modo per garantire la sicurezza del continente non è alimentare una corsa agli armamenti che non possiamo vincere, ma costruire un rapporto pragmatico con Mosca, basato su interessi economici e geopolitici concreti.
In definitiva, l’Europa deve decidere: vuole davvero intraprendere la strada della guerra, o preferisce lavorare per evitare l’irreparabile?