La spending review di Musk in Italia parte da Aviano

di Daniela Binello

Il Doge, l’organizzazione temporanea per l’efficienza del governo Usa, affidata da Trump a Elon Musk per ridurre drasticamente gli sprechi nelle spese del governo federale ha puntato gli occhi in Italia sulla base militare americana di Aviano. Nella missione in provincia di Pordenone lavorano 768 dipendenti civili, ma nel settembre del 2024, quando 44 lavoratori italiani fra loro erano stati dichiarati in esubero, 22 accettarono su base volontaria una buonuscita di 8mila euro, mentre gli altri sono stati ricollocati.
E’ accaduto però che nella scorsa notte di venerdì 7 marzo l’Army and Air force Exchange Service (Aafes), strumento della Difesa americana per la fornitura di beni e servizi, ha richiesto via mail ai dipendenti civili di Aviano di fornire delucidazioni dettagliate sulle mansioni svolte nella settimana precedente. La risposta di ogni lavoratore è attesa entro martedì 11 marzo tramite la compilazione di un resoconto in cinque punti ed esclude soltanto la descrizione di documenti classificati e dati sensibili.
Sui media questo tipo di richiesta via mail è ormai conosciuta come la “direttiva Musk”, relativa a sforbiciare quello che sarà considerato uno spreco per il bilancio federale americano della seconda amministrazione Trump.
La mail di venerdì dell’Aafes comprendeva anche il messaggio di Pete Hegseth, segretario della Difesa degli Stati Uniti, con l’avvertenza che tutti i dipendenti del Dipartimento della Difesa (DoD) sono tenuti a rispondere al questionario in cinque punti.
I sindacati dei lavoratori di Aviano si sono attivati scrivendo all’ambasciatore americano in Italia, Jack Markell, al fine di ottenere un chiarimento a tutela dei dipendenti civili italiani impiegati ad Aviano. Allo stesso tempo i sindacati hanno scritto anche al nostro ministero dell’Interno e al Joint Civilian Personnel Committee Italy (in sigla Jcpc è l’ufficio per il reclutamento delle risorse umane non militari necessarie alle missioni americane).
Le rappresentanze sindacali sostengono che i lavoratori civili italiani di Aviano, essendo assoggettati alle norme legislative del nostro Paese, non avrebbero dovuto ricevere quella richiesta e che comunque non si potrebbe ravvisare nei loro confronti il licenziamento qualora non rispondessero alla mail.
Intanto, già dal 6 marzo scorso sono state sospese le carte di credito governative americane in dotazione a circa 60 funzionari amministrativi italiani e americani di Aviano preposti, che se ne servivano per pagare le fatture ai vari fornitori locali. La sospensione dell’abilitazione ai pagamenti tramite le carte di credito americane avrà una durata di trenta giorni.
Come ricordavamo all’inizio, la base militare di Aviano è già stata ridimensionata dall’autunno del 2024 di alcune decine di lavoratori civili italiani che su base volontaria hanno accettano di dimettersi o di essere ricollocati, dopo uno sciopero indetto dai sindacati a cui fece seguito un negoziato che permise anche di trovare un accordo sindacale per fissare l’entità della buonuscita.
Le nuove preoccupazioni adesso riguardano soprattutto ulteriori possibili riduzioni di personale civile italiano che presta servizio ad Aviano e quelle che potrebbero essere le ricadute sul territorio per i fornitori di prodotti locali che all’80 per cento provengono dal territorio pordenonese. Ma se l’amministrazione americana optasse per un ridimensionamento su larga scala, la stessa situazione in corso di sviluppo ad Aviano potrebbe riprodursi con effetto domino anche nelle altre basi americane in Italia.
Quindi, la mail ai lavoratori con oggetto “What You did last week?” (che cosa hai fatto la scorsa settimana?) non è di certo di buon auspicio.