di Dario Rivolta * –
Nell’ormai lontano 1932 lo scrittore satirico austriaco Karl Kraus scriveva: “Come iniziano le guerre? Le guerre iniziano quando i politici mentono ai giornalisti per poi credere a ciò che leggono sui giornali”. Nonostante quel tempo sia passato da molto, la realtà delle cose è rimasta più o meno la stessa. Se guardiamo a ciò che stanno facendo oggi i politici europei, quelli che dovrebbero essere la nostra classe dirigente, non possiamo nasconderci che o i nostri presunti leader sono in malafede o piuttosto sono dei pazzi irresponsabili. Lo stesso vale per chi scrive editoriali bellicisti sui principali giornali. Con una leggerezza senza pari, tutti costoro ci stanno portando verso una terza guerra mondiale raccontandoci storie di pericoli inesistenti come fossero reali e costruendo le premesse per uno scontro bellico che potrebbe diventare ineluttabile. Ci ripetono: “Se la Russia vincerà la guerra in Ucraina, subito dopo invaderà anche altri Paesi dell’Europa”. Sono sempre gli stessi che fino a poco fa ci assicuravano che, con il nostro aiuto e grazie alle nostre sanzioni economiche contro Mosca, quella guerra sarebbe stata vinta da Kiev e che la situazione sul campo sarebbe tornata a com’era nel 2014. Oggi han dovuto cambiare la loro narrazione e raccontano che non si può più vincere, ma che i russi devono comunque tornare a casa loro rinunciando a tutto ciò che hanno conquistato sul campo. La chiamano “pace giusta” e, per ottenerla, preannunciano l’invio di “volontari” armati, anche se non è chiaro cosa dovrebbero fare: combattere o garantire una tregua che nessuno sembra volere? Nel primo caso, quando qualche “volontario” francese o inglese (o altro europeo) dovesse essere ucciso si farà finta di niente o si dovrà dichiarare formalmente guerra alla Russia? Nel secondo caso, quale mandato avranno e cioè quali saranno le loro “regole d’ingaggio”? Concordate con chi e da chi? Improbabile che il Consiglio di sicurezza ONU autorizzi tale spedizione e, comunque, mai si è vista una forza di interposizione schierarsi durante una guerra in corso! Detto ciò, la propaganda diffusa e ripetuta da pseudo tecnici appositamente scelti è che la Russia ha intenti espansivi e aggressivi. È vero? Ci sono elementi, tra chi è in buona fede, per sostenere questa tesi? Se guardiamo ai fatti e riusciamo a vedere oltre la propaganda martellante, vediamo piuttosto cose molto diverse. Chi ha continuato ad espandersi dopo la caduta dell’Unione Sovietica e si è avvicinata (contro le intese concordate) aggressivamente ai confini della nuova Russia? La NATO. Chi ha installato nuovi missili in territori che erano stati parte del Patto di Varsavia? La NATO. Chi ha violato per primo il diritto internazionale aggredendo la Serbia e infischiandosi della “sacralità dei confini e della non-interferenza negli affari interni di altri Paesi? La NATO. Chi senza alcun avallo dell’ONU ha fatto la stessa cosa in Iraq, in Siria e in Libia? Gli USA e alcuni membri della NATO. Allora, chi è espansionista e aggressivo? Chi ha organizzato un colpo di Stato per cambiare in senso pro-occidentale (e pro NATO) l’Ucraina, un Paese confinante con la Russia?
Possiamo anche affermare che la Russia non sia una democrazia liberale (vero!), ma dichiarare che Putin sia un pazzo (è stato detto anche questo, oltre che darlo per moribondo già un anno fa) e voglia invadere un qualunque Paese europeo è solo una stupidaggine della propaganda idiota. Tutti abbiamo visto le difficoltà incontrate dal suo esercito contro un Paese piccolo come l’Ucraina. Qualcuno pensa davvero che dichiarerebbe guerra a un Paese membro della NATO? Che Zelensky e chi lo ha preceduto siano stati marionette nelle mani di USA e alleati è dimostrato dal fatto che tutte le presunte trattative di pace, Minsk 1, Minsk2 e Istambul, sono fallite. Le prime per volontà confessata di Francia e Germania (vedi interviste di Merkel e Hollande), l’ultima per l’arrivo a Kiev di Boris Johnson e per i “consigli” americani. Purtroppo per gli stolidi dirigenti politici dell’Europa, il maggiore mandante di questa guerra, gli Stati Uniti (leggete il libro di Brzezinski: La Grande Scacchiera – 1997) hanno cambiato strategia e ora non vogliono più mettere in ginocchio la Russia ma puntano piuttosto a una nuova Yalta concordata dapprima con Mosca e, in seguito se possibile, anche con Pechino. D’altra parte, gli USA qualche risultato lo hanno già raggiunto: una netta separazione dell’Europa dalla Russia, la sostituzione del gas russo a buon mercato con quello americano quattro volte più caro, un “necessario” aumento della spesa militare europea a tutto vantaggio delle industrie belliche d’oltreoceano. Perché continuare a spendere a favore di un Paese che considerano già condannato? Da lì il massimo che vorranno ottenere nel futuro è qualche importante ritorno economico e, di là dal discorso (vero o per pura negoziazione) sulle (quasi inesistenti) terre rare, Blackrock e J. P. Morgan si sono già ben piazzati.
A questo punto è bene aprire una parentesi sulla nuova strategia americana e sulla guerra commerciale che potrebbe colpire il mondo. Per quanto rozzo e prepotente, Trump non è un pazzo né uno stupido. L’aumento di tutti i dazi d’importazione che non risparmierebbe nemmeno gli alleati è una manovra ricattatoria che punta ad obbligare tutti coloro che vantano un surplus commerciale con gli USA a riequilibrare gli scambi. Si tratta di una scommessa azzardata del Presidente americano: conscio che il suo paese è la più grande economia del mondo e la più grande forza militare e pur sapendo che l’aumento delle tariffe doganali potrebbe provocare una forte inflazione a danno dei consumatori americani, conta sulla possibilità che le conseguenze economiche pesantemente negative tocchino gli altri Paesi prima degli USA e che questo li obblighi a venire a patti. Accetterà allora di togliere o ridurre i dazi in cambio del loro impegno ad acquistare più merci americane e riequilibrare così la bilancia commerciale.
Torniamo però all’Ucraina. Quello che è ormai chiaro a (quasi) tutti è che Mosca non accetterà mai di recedere dalle conquiste ottenute sul campo, dalla rinuncia formale di Kiev alla NATO (e viceversa) e a tutto ciò che Mosca considera un pericolo per la propria sicurezza. Sin dall’inizio non ha mai voluto “occupare” l’Ucraina ma assicurarsi che a Kiev sedesse un governo non ostile e che la Nato non si avvicinasse ulteriormente ai suoi confini. Chi, invece, sembra non aver ancora capito nulla sono quei politici europei, a partire dalla sospetta di corruzione von der Leyen (vedi caso vaccini), che o sono in totale malafede o sono soltanto stupidi. In verità, ciò che appare la più probabile spiegazione per il loro pericolosissimo comportamento è una terza: che davanti al cambiamento di strategia americano abbiano del tutto perso la testa. D’altra parte, seguire gli alleati d’oltreoceano sulla loro nuova strada sarebbe come ammettere di aver sbagliato tutto dall’inizio. Esattamente da quando, contro gli interessi della maggior parte dei Paesi europei, hanno deciso di far proprie le paturnie di baltici, polacchi e britannici e di obbedire ciecamente ai diktat di Washington di allora. Se avessero onestà intellettuale e buon senso dovrebbero tutti dimettersi immediatamente, così come dovrebbe fare Zelensky che ha provocato l’invasione della Russia, fatto uccidere centinaia di migliaia di concittadini e distruggere tutto il suo Paese. Purtroppo nessuno di loro lo farà.
In questa situazione che potrebbe portare a una guerra ben più estesa di quella attuale l’unico leader che realisticamente cerca di barcamenarsi tra i fanatici europei, gli americani e una possibile Ucraina del futuro appare la nostra Meloni. Lei sembra perfettamente conscia che a Bruxelles, Londra, Parigi e altrove ci sono dei pazzi incoscienti ma non può permettersi di assumere la responsabilità di spaccare l’Europa. Nello stesso tempo, capisce benissimo, che ci piaccia o no, che è per noi economicamente e politicamente vitale avere un rapporto costruttivo con chiunque sieda a Washington. E, al più presto, anche con chi governa a Mosca.
* Già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali.