La “dazifobia” dilaga a livello globale, calano gli indici di fiducia di imprenditori e consumatori

L'esperto Sebastiano Gadaleta, 'ecco come affrontarla in 5 mosse'

di Cristiano Puglisi *

Mentre la Casa Bianca ha annunciato nuove tariffe nei confronti dell’Unione Europea, 8 americani su 10 si dicono preoccupati per un aumento dei costi. Lo rivela un recente sondaggio della Elon University. Nubi fosche anche per gli imprenditori i giapponesi: ben 9 su 10 temono un peggioramento della situazione, mentre gli inglesi rivalutano un rapporto con Bruxelles. Per i piccoli e medi imprenditori italiani presente e futuro prossimo rischiano di diventare un rebus. Eppure c’è chi sostiene che proprio in questa situazione si debba scommettere con ancora più coraggio nel futuro. “Ora l’Unione Europea si troverà costretta ad accelerare sulla propria indipendenza e potrebbe essere un bene”, spiega Sebastiano Gadaleta di Progetto Impresa, realtà che già dai primi anni Dieci del ventunesimo secolo si è posta l’ambizioso obiettivo di traghettare le aziende attraverso le difficili sfide della transizione ecologica, della transizione digitale e dell’intelligenza artificiale. Ed ecco anche le 5 azioni che, secondo gli esperti, le Pmi dovrebbero subito compiere per mettersi al sicuro.

Dall’America all’Asia, passando ovviamente per l’Europa, nel mondo dilaga un nuovo fenomeno definito dagli esperti “dazifobia” (o “tariphobia” in inglese). Le minacce di Trump, che sembra prepararsi a varare ufficialmente dazi del 25% nei confronti dell’Unione Europea (dopo quelli contro Messico, Canada e Cina), sta facendo infatti preoccupare sempre di più gli imprenditori e i consumatori, come dimostrato da diversi studi internazionali. Una paura che cresce anche negli USA: la stragrande maggioranza degli americani (8 su 10) teme infatti un aumento dei costi dovuto alle tariffe sulle importazioni che entreranno in vigore. Lo rivela un recente sondaggio della Elon University, in North Carolina. Oltre l’80% degli intervistati ritiene che le tariffe porteranno ad un aumento dei prezzi (a novembre, secondo The Guardian, erano “solo” il 69%), mentre il 45% prevede aumenti significativi per il costo della vita. L’impatto sulle piccole e medie imprese è una delle principali preoccupazioni, poiché il 50% degli intervistati prevede conseguenze negative, mentre solo il 19% si aspetta un impatto positivo. Il 69% prevede, inoltre, che altri paesi reagiranno con tariffe sulle merci statunitensi, penalizzando gli esportatori americani. In calo c’è anche la fiducia dei consumatori: lo US Consumer Confidence Index è infatti sceso di ben 7 punti percentuali solo nel mese di febbraio, il calo più pesante dal 2021, in piena pandemia Covid. Passando a Oriente, un similare sondaggio condotto da Reuters ha rivelato che, in Giappone, quasi nove aziende su 10 si aspettano che le politiche del presidente degli Stati Uniti siano destinate a influenzare negativamente i loro affari. Ma i dazi, come rivela un ulteriore studio di Ipsos Mori, condotto su un campione di oltre mille cittadini, stanno spaventando anche i britannici, che sarebbero pronti a considerare un riavvicinamento all’Unione Europea. L’indagine ha infatti dimostrato che, potendo scegliere, gli inglesi sono molto più propensi a una partnership con Bruxelles (scelta dal 47%) piuttosto che con Washington (21%) o con il Commonwealth (15%).

Logico ipotizzare che, in questo scenario, anche per le Pmi italiane il domani possa apparire quantomeno nebuloso. Eppure c’è chi invita gli imprenditori a non avere paura e, anzi, a scommettere con ancora più coraggio nel futuro. Tra questi c’è Sebastiano Gadaleta, founder e Direttore generale di Progetto Impresa, team multidisciplinare nato nel 2012 e specializzato nel campo delle agevolazioni per l’innovazione e dei finanziamenti a fondo perduto. “Paradossalmente, per quanto riguarda l’Italia – spiega Gadaleta – è proprio una possibile distanza tra USA e UE il motivo che deve spingerci a essere positivi. Posta di fronte alla fine di una sicurezza che riteneva consolidata, ovverosia la presenza dell’”ombrello” statunitense in ogni campo, da quello della difesa all’economia, l’Unione Europea si troverà costretta ad accelerare sulla propria indipendenza. Tali necessità troveranno inevitabilmente spazio anche nel prossimo bilancio pluriennale dell’Ue, sui contenuti del quale si è già iniziato a discutere. Ma, in uno scenario di questo tipo, è inevitabile che le opportunità di finanziamento a fondo perduto per spingere l’innovazione, penso alla transizione energetica ma anche all’intelligenza artificiale, dove il vecchio continente è complessivamente in deficit rispetto ai competitor americani e cinesi, siano destinate ad aumentare piuttosto che a contrarsi. Da questo punto di vista le imprese italiane hanno davanti a loro la prospettiva di poter accedere con sempre maggiore facilità a bandi innovativi nel prossimo futuro. Opportunità di fronte alla quale, però, non devono farsi trovare impreparate. Servono partner affidabili, che abbiano esperienza specifica e che sappiano pianificare per tempo quelle che saranno le necessità progettuali per essere competitivi da qui ai prossimi anni”.

Realtà oggi inclusa nella prestigiosa classifica “FT1000 Europe’s Fastest-Growing Companies” del Financial Time, già dai primi anni Dieci del ventunesimo secolo il team di Gadaleta e Progetto Impresa si è posto l’ambizioso obiettivo di traghettare le aziende attraverso le difficili sfide della transizione ecologica, della transizione digitale e dell’intelligenza artificiale, prima ancora che queste divenissero tematiche comunemente dibattute nel panorama economico italiano o strade da percorrere obbligatoriamente. I risultati gli hanno dato ragione, con oltre 2.200 progetti seguiti, quasi 1000 bandi vinti e ben 79 milioni di euro erogati. Consulente poliedrico e innovation manager con alle spalle un’esperienza da consulente in Ernst Young e un pluriennale percorso da partner con ruoli C-level in diverse società, Gadaleta nel 2020 è stato autore del volume “Innova senza errori. Strategie per finanziarti a costo 0” (pubblicato per i tipi di Libri d’impresa), che racconta il suo metodo, che è anche quello che guida la sua squadra (ormai presente in sette regioni italiane) quotidianamente.

“Si tratta – spiega di nuovo Sebastiano Gadaleta, direttore generale e founder di Progetto Impesa – di una metodologia applicata in maniera sartoriale che non si limita a identificare incentivi o agevolazioni, ma che costruisce soluzioni personalizzate, dove l’innovazione si adatta alle reali necessità aziendali. La società offre servizi che spaziano dagli audit tecnologici alla consulenza strategica, accompagnando le imprese, sia italiane sia realtà estere desiderose di aprire una sede in territorio italiano, in un percorso di digitalizzazione e sviluppo: l’obiettivo è potenziarne la competitività, sia a livello nazionale sia internazionale, con progetti che fanno la differenza”.

E, per non farsi trovare impreparati di fronte ai cambiamenti in atto e venturi, ecco le 5 azioni che gli esperti di Progetto Impresa ritengono fondamentali per i piccoli e medi imprenditori italiani di fronte agli scossoni economici in atto nell’ordine mondiale:

– Monitorare attentamente le politiche tariffarie internazionali e considerare l’ottimizzazione della propria catena di approvvigionamento, anche rivedendo i fornitori e la localizzazione della produzione per mitigare l’effetto di eventuali dazi su prodotti importati o esportati.

– Diversificare i mercati, esplorando nuove opportunità di export, cogliendo le opportunità fornite dal mercato unico europeo, può essere una via per ridurre la dipendenza dal mercato statunitense.
– Fare networking, anche appoggiandosi ad associazioni di categoria o di settore può favorire alleanze strategiche per affrontare la concorrenza globale.

– Digitalizzare per migliorare l’efficienza dei processi aziendali, ridurre i costi e navigare meglio tra le onde delle sfide logistiche.

– Credere nella sostenibilità. Sebbene gli Stati Uniti potranno avere una posizione più rilassata su temi come il cambiamento climatico, l’Europa ha continuato a spingere verso questo concetto e non c’è motivo per cui non debba continuare a farlo anche in vista del prossimo bilancio pluriennale.

* Espresso Communication Srl.