di C. Alessandro Mauceri –
Ormai non si parla più di eventi catastrofici eccezionali. E appare anacronistico urlare allo stato di emergenza: la qualità dell’aria che si respira è continuamente potenzialmente letale per miliardi di persone in quasi tutte le aree del pianeta! Dai paesi più poveri o meno sviluppati (che spesso giustificano il ricorso tecnologie e fonti energetiche a basso impatto, pretendendo di avere il diritto di colmare il gap con i paesi sviluppati – i quali non sembrano avere nulla da obiettare, come dimostrano i ritardi perdurare le emissioni concesso a pesi come l’India o la Cina); ai paesi più sviluppati e industrializzati (che non sembrano messere capaci di fare buon uso della propria ricchezza economica e del proprio patrimonio tecnologico).
A confermare che questa è ormai una realtà consolidata due rapporti presentati in questi giorni. Il primo è il rapporto dell’Oms Air pollution and child health: prescribing clean air. Nel mondo circa il 93% delle ragazze e ragazzi sotto i 15 anni – 1,8 miliardi di persone – respira aria così inquinata da mettere a serio rischio salute e sviluppo. Solo nel 2016 sono 600mila i bambini e gli adolescenti morti per infezioni acute delle basse vie respiratorie, causate dall’inquinamento atmosferico. Il problema, sottolinea il documento, riguarda sia i paesi in via di sviluppo, dove il 98% dei bambini sotto i 5 anni respira livelli di polveri ultrasottili superiori al limite fissato dall’Oms, sia quelli ad alto reddito, dove la percentuale è comunque superiore al 50%. “L’aria inquinata sta avvelenando milioni di bambini e rovinando le loro vite”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore Generale dell’Oms.
Il rapporto, presentato in occasione della prima Conferenza globale sull’inquinamento atmosferico e la salute organizzata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a Ginevra, ribadisce e conferma che le conseguenze dell’inquinamento dell’aria che respiriamo sulla salute sono ormai innegabili: circa un terzo dei decessi che ogni anno avvengono nel mondo è dovuto a ictus, cancro ai polmoni o malattie cardiache causate da inquinamento atmosferico. Le conseguenze delle sostanze inquinanti sulla salute sono paragonabili a quelle del fumo eccessivo o una a limitazione troppo ricca di sale. Ma mentre dal fumo ci si può difendere (con leggi ad hoc o evitando stare vicini a fumatori), e una corretta alimentazione può ridurre i rischi legati all’eccesso di sale, evitare l’inquinamento atmosferico è praticamente impossibile. L’inquinamento atmosferico è un nemico insidioso e incontrollabile. Secondo i dati dell’Oms, ormai nove persone su dieci nel mondo respirano aria inquinata. E questa morte lenta inizia in tenera età.
I risultati di questo studio sono confermati da un altro report, Air quality in Europe 2018, pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente (EEA). Analizzando i dati ufficiali sulla qualità dell’aria comunicati (nel 2016) da oltre 2.500 stazioni di monitoraggio, i ricercatori hanno calcolato le conseguenze per la salute umana egli eccessi di particolato (PM), biossido di azoto (NO2) e ozono troposferico (O3). Sono questi, secondo il rapporto, i principali responsabili dei danni alla salute umana: nel 2015, “le concentrazioni di PM2,5 hanno causato circa 422mila morti premature in 41 paesi europei, di cui circa 39mila nei 28 Stati membri dell’Ue”. Secondo l’EEA gli anni di vita persi sono maggiori nelle economie più grandi del continente e, in termini relativi (calcolati su 100mila abitanti), sono appannaggio dei Paesi dell’Europa centro-orientale. Nonostante i lenti miglioramenti, sottolinea lo studio, l’inquinamento atmosferico continua a superare i limiti e gli orientamenti dell’Unione europea e dell’Organizzazione mondiale della sanità, e “rappresenta ancora un pericolo per la salute umana e per l’ambiente”.
Ancora una volta le percentuali sono impressionanti: in Europa, circa il 95% degli europei sono esposti a emissioni di PM2,5, NO2 e O3 superiori ai limiti tollerabili. Per il particolato (PM2,5, particelle con diametro di 2,5 micrometri o inferiore), la percentuale della popolazione urbana dell’UE-28 esposta era del 6% nel 2016, in calo rispetto al 7% dell’anno precedente. Ma se ci si basa sulle linee guida e i limiti previsti dall’OMS (più rigide), circa il 74% della popolazione urbana dell’UE è esposta a concentrazioni maggiori. Sempre secondo i ricercatori dell’Oms, proprio l’esposizione alle PM2.5 avrebbe causato la morte di circa 422mila persone in 41 paesi nel 2015. È vero che in Europa, in alcuni casi sono stati ottenuti miglioramenti: rispetto al 1990 le morti premature dovute al PM2,5 sono state ridotte di circa mezzo milione, ma la strada è ancora molto lunga e come per altri settori, i risultati non sono affatto omogenei su tutto il continente.
Per quanto riguarda il diossido di azoto, il valore limite annuale continua ad essere ampiamente superato in tutta Europa. Nel 2016, il 7% della popolazione urbana dell’UE-28 viveva in aree con concentrazioni superiori al valore limite annuale dell’UE e alle linee guida dell’Oms. E anche in questo caso le conseguenze sono letali: l’esposizione all’NO2 nel mondo sarebbe causa di morte prematura per circa 79.000 persone in 41 paesi.
La presenza di queste sostanze risulta particolarmente elevata in Italia, dove il dato sulle morti premature conferma il primato negativo, con un lieve peggioramento delle cifre sui decessi: nel 2015 le concentrazioni di PM2,5 nel nostro Paese sono state responsabili di 60.600 morti premature, quelle di NO2 di altre 20.500 e quelle di O3 3.200 ancora.
Quello italiano costituisce un record di cui l’Italia non può vantarsi: nessun altro Paese europeo ha una qualità dell’aria responsabile di così tante vittime dell’inquinamento atmosferico (solo la Germania fa peggio per le morti causate da PM2,5).
E a conferma di quanto affermava l’altro rapporto, anche in Italia, il maggior numero di morti causate dalla qualità dell’aria si regista al nord dove più del 95% dei cittadini milioni e milioni di uomini donne e, soprattutto, bambini) pagano con la propria salute le consegue e delle eccessive emissioni di sostanze inquinanti. Dei 3,9 milioni di persone che vivono in aree dagli sforamenti simultanei e regolari (giornalieri per il Pm10 e annuali per biossido di azoto e ozono), 3,7 milioni abitano nel Nord della Penisola. In particolare nella Pianura Padana dove sono particolarmente elevati i livelli di ozono e degli ossidi di azoto.
Come ormai da anni ripete (inascoltato) anche l’Ispra, ai primissimi posti delle cause delle emissioni di inquinanti ci sono la climatizzazione degli edifici e il trasporto su strada: “L’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile e dobbiamo intensificare gli sforzi per affrontarne le cause – conclude Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Agenzia europea dell’ambiente – In termini di inquinamento atmosferico, le emissioni del trasporto su strada sono spesso più dannose di quelle provenienti da altre fonti, in quanto si originano a livello del suolo e tendono a verificarsi nelle città, vicino alle persone”.
Come sempre, a pagare le conseguenze dell’incapacità di limitare le emissioni di sostanze inquinanti sono i soggetti meno responsabili: secondo gli esperti che hanno scritto Air Quality Europe 2018, a causa dell’inquinamento, per i bambini il nord Italia è il luogo peggiore dove vivere.
“Affrontare questi settori in modo integrato può offrire benefici evidenti sia per la qualità dell’aria che per il clima e contribuirà a migliorare la nostra salute e il nostro benessere” ha ribadito il direttore esecutivo dell’EEA Hans Bruyninckx.
“Apprezzo molto questa relazione dell’Agenzia europea dell’ambiente”, ha dichiarato Karmenu Vella, commissario UE per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca, “Ci mostra che la politica dell’aria funziona, ma ci ricorda anche che dobbiamo farla funzionare ancora meglio per raggiungere l’aria pulita in tutta Europa, per tutti i cittadini. La Commissione europea ha agito risolutamente sull’inquinamento atmosferico e continuerà a collaborare con gli Stati membri per garantire che le norme sulla qualità dell’aria siano pienamente applicate sul terreno”.
Belle parole, ma la realtà è che in Europa e nel mondo si continua a morire a causa dell’aria “sporca” che si respira. E nessuno, fino ad ora, è stato capace di fermare certe decisioni prese dai governi, come quelle di aprire o non chiudere le centrali a carbone o di favorire il trasporto su gomma e via mare e molte altre.
Secondo l’Oms, ogni giorno, più del 90% di bambini sotto i 15 anni nel mondo respira aria inquinata che è la causa di 600mila morti infantili dovute allo smog respirato in casa e fuori. Morti sulla coscienza dei governi di quegli stati, ma anche su quella di tutti coloro i quali fingono di non sapere cosa respirano i propri figli.