di Domenico Maceri * –
SAN LUIS OBISPO (USA). Fra il 1991 e il 2009 Donald Trump andò in bancarotta per ben sei volte non riuscendo a saldare i debiti e rinegoziare i contratti con le banche e i suoi creditori. L’allora imprenditore dichiarò che le leggi della bancarotta andavano “molto bene” per lui, usandole per i suoi vantaggi economici. Lo stesso non si può dire per i suoi creditori, specialmente le banche che poi si rifiutarono di prestargli soldi considerandolo a rischio di insolvenza.
Trump ha sempre condotto i suoi affari in modo spericolato, rischiando, spesso i soldi degli altri, ma alla fine lui ne venne fuori “ok”. Adesso, da presidente, continua la sua condotta rischiosa, ma questa volta lo fa non solo con la propria vita ma anche con quella degli americani. Dopo essere uscito dal Walter Reed Medical Center, il 45mo presidente ha dichiarato di avere imparato “moltissimo sul Covid-19” e ha incoraggiato gli americani a non avere paura, citando i grandi miracoli della medicina e le nuovissime terapie. Proprio qualche giorno fa ha ribadito che il “Covid-19” non è più pericoloso dell’influenza annuale. Twitter ha classificato il messaggio come potenzialmente pericoloso. Facebook è andato oltre cancellandolo perché falso e pericoloso. Il dottor Anthony Fauci, l’espertissimo virologo, è intervenuto diplomaticamente ricordando che il Covid-19 è molto più pericoloso poiché ha causato una pandemia che ha ucciso un milione di persone nel mondo e non è ancora finito. L’influenza e il Covid-19 non sono la stessa cosa, ha concluso Fauci. Trump lo sa, e tutti adesso sappiamo che lo sa perché lo ha ammesso in una registrazione del mese di febbraio dell’anno in corso, rilasciata recentemente dal giornalista Bob Woodward, notissimo per le sue inchieste sul Watergate. Vi si sente Trump dire che il Covid-19 “è molto più pericoloso dell’influenza”.
Trump sembra dunque avere dunque dimenticato, o come spesso fa racconta una storia e poi la cambia a seconda di chi ha davanti. La sua linea generale però è sempre stata di minimizzare e presentare una visione rosea del suo “magnifico lavoro” nel controllare il coronavirus. I fatti sono diversi, come ci chiarisce la realtà che gli Stati Uniti con 4 % della popolazione mondiale hanno il 25% delle morti causate dal Covid-19. L’attuale inquilino della Casa Bianca rischia non seguendo le regole enunciate dagli esperti, come se per lui non fossero vere.
Trump cerca di creare l’immagine di colui che ne sa più degli esperti, vivendo secondo le sue intuizioni e credendo che ciò gli produrrà i migliori risultati. Sa benissimo che per potere esser rieletto l’economia deve andare bene e dunque insiste sulla vita normale, la riapertura delle scuole, ristoranti e luoghi pubblici sempre in funzione. Viola i consigli dell’uso delle mascherine che proteggono il portatore ma in grande misura che offre una maggior protezione agli altri. Ecco la mancanza più forte di Trump. La sua incapacità di preoccuparsi degli altri, essendo chiuso nel suo estremo narcisismo.
Il presidente odia l’impiego delle mascherine che ha usato in rarissime occasioni, quando ha creduto necessario. Critica quelli che le usano. In modo particolare si è burlato di Joe Biden, il suo avversario democratico, perché appare sempre con un “mascherone” in pubblico. I suoi seguaci e collaboratori fanno la stessa cosa. Al primo dibattito tenutosi qualche settimana fa a Cleveland i suoi familiari e assistenti non hanno usato la mascherina come richiedevano le regole eccetto per la first lady Melania Trump. I familiari e collaboratori di Biden, invece, portavano tutti la mascherina. Trump ha persino intimato ad assistenti della Casa Bianca, secondo fonti stampa confermate, di togliersi la mascherina.
La condotta azzardata di Trump ha ovviamente avuto i suoi danni al livello personale e nazionale ma ha colpito in modo notevole i suoi collaboratori alla Casa Bianca ed altri personaggi di rilievo del Partito Repubblicano con cui il presidente è venuto in contatto. Oltre al contagio di Trump e della first lady, più di una dozzina dei suoi collaboratori sono stati contagiati. Nel caso dell’entourage di Biden invece non si sono sentite notizie di contagi. Usare prudenza non risolve tutti i problemi ma certamente contribuisce notevolmente a contrastarli. La Casa Bianca ha avuto in proporzione più casi positivi di coronavirus che i 124 milioni di abitanti inclusi Paesi di Taiwan, Nuova Zelanda e Vietnam. Persino Mark Milley, capo della Joint Chief of Staff e altri vertici militari sono adesso in quarantena poiché l’ammiraglio Charles Ray della Guardia Costiera americana è stato contagiato dal Covid-19.
Dopo essere stato rilasciato dal Walter Reed Medical Center, Trump ha continuato ad agire esattamente come prima, minimizzando la gravità del coronavirus, ed anche oggi ha detto dal balcone al pubblico che “sto bene, sconfiggeremo il virus cinese”. Vede le malattie come debolezza personale, a quanto testimonia Mary Trump, la nipote del presidente, la quale ha scritto un libro in cui attacca in modi poco diplomatici lo zio, sottolineandone l’incapacità di empatia. La nipote in una recente intervista a Democracy Now ha detto che allo zio poco importano gli altri, ma che anche lui è circondato da persone che non si prendono cura di lui. Nelle sue condizioni Trump dovrebbe ancora essere ricoverato, secondo la nipote. Trump però deve apparire forte e crede che ce la farà. Mary crede che la cosa peggiore che potrebbe succedere è un eventuale recupero completo di Trump poiché dimostrerebbe nella sua mente che i forti sconfiggono le malattie e i deboli invece soccombono. Trump non è per nulla forte. Con la sua politica rischiosa non è riuscito a proteggere se stesso, la moglie, i suoi collaboratori della Casa Bianca e il popolo americano dalla pandemia. La cosa peggiore per il Paese sarebbe a questo punto un’eventuale rielezione di Trump. Ciò sta divenendo sempre più improbabile: un ultimissimo sondaggio della Franklin Pierce University/Boston Globe, condotto dopo l’annuncio del contagio di Trump, lo piazza distanziato da Biden di 21 punti. Segno che gli americani non siano propensi a rischiare concedendo a Trump un secondo mandato.
* Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della National Association of Hispanic Publications.