Giappone. Il crollo del mercato avvia l’effetto domino globale

di Giuseppe Gagliano –

Giornata critica oggi per i mercati finanziari globali, con il Nikkei giapponese che ha registrato un calo del 12,4%, il più grande dal “Black Monday” del 1987. Questo drammatico declino è stato seguito da un’ondata di vendite che ha colpito i mercati europei, portando l’indice pan-europeo STOXX 600 ai livelli più bassi degli ultimi sei mesi. Questa situazione ha messo in evidenza alcune importanti dinamiche geopolitiche ed economiche che meritano una valutazione approfondita.
Il crollo dei mercati è avvenuto in un contesto di crescente preoccupazione per una possibile recessione negli Stati Uniti, aggravata da un debole rapporto sui salari di luglio. Questo ha alimentato le aspettative di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve, con i futures che ora indicano una probabilità del 78% di un taglio di 50 punti base a settembre. Questi sviluppi riflettono una vulnerabilità economica che potrebbe avere ripercussioni globali.
Il declino del Nikkei e dei principali indici europei evidenzia una reazione a catena nei mercati globali, con gli investitori che cercano rifugio in asset sicuri come i titoli di stato e le valute rifugio. Il forte apprezzamento dello yen giapponese e del franco svizzero dimostra una fuga verso la sicurezza, segnale di una crescente avversione al rischio. Questo spostamento potrebbe avere effetti duraturi sulla liquidità e sui flussi di capitale, influenzando le economie emergenti e i mercati sviluppati in modo diverso.
La caduta del Nikkei mette in luce le fragilità strutturali del mercato giapponese, già sotto pressione per il primo ciclo di aumento dei tassi della Bank of Japan in due decenni. Questa situazione potrebbe indebolire ulteriormente la fiducia degli investitori e rallentare la ripresa economica del Paese.
I principali indici europei, tra cui il DAX tedesco e il CAC 40 francese, hanno subito perdite significative. Questo potrebbe avere ripercussioni sul commercio intraeuropeo e sulla stabilità finanziaria dell’Unione Europea, particolarmente in un momento in cui si avvicinano decisioni critiche della Banca Centrale Europea sui tassi di interesse.
Con il CBOE Volatility Index che ha raggiunto livelli non visti dal marzo 2020, il mercato statunitense si trova in un periodo di incertezza elevata. La risposta della Federal Reserve sarà cruciale per stabilizzare i mercati e prevenire una recessione prolungata.
Le dinamiche attuali suggeriscono che i mercati globali resteranno volatili nel breve termine. Le decisioni delle principali banche centrali, in particolare la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea, saranno determinanti nel plasmare il clima economico globale. Inoltre le tensioni geopolitiche, come i rapporti tra le economie occidentali e i mercati emergenti, potrebbero influenzare ulteriormente la stabilità finanziaria globale.