Gaza. Procedono le trattative, ma restano divergenze incolmabili

di Shorsh Surme

Stati Uniti e Egitto hanno concordato di ridurre i punti critici nei colloqui di tregua a Gaza e di fissare una tempistica per l’attuazione dei primi passi per porre fine al conflitto, che dura da oltre dieci mesi. Lo riferiscono fonti della tv Al Arabiya dopo l’ennesimo tour del segretario di Stato Usa Anthony Blinken in Medio Oriente.
Tuttavia permangono ancora alcune differenze. Secondo alcuni rapporti Hamas ha chiesto una tregua temporanea per poter determinare il numero degli ostaggi israeliani tenuti a Gaza, e Israele ha rifiutato il cessate-il-fuoco a colloqui aperti.
Israele insiste affinché Hamas non partecipi al governo di Gaza dopo la fine della guerra e vuole che i suoi membri vengano deportati dall’enclave. Inoltre la parte israeliana ha rifiutato di promettere di non arrestare nuovamente i prigionieri palestinesi che verrebbero stati rilasciati in base all’eventuale accordo. Un altro punto controverso è la richiesta di Israele di controllare la sicurezza nel nord di Gaza e di imporre restrizioni al ritorno dei palestinesi sfollati in quella zona.
Disaccordi riguardo al Corridoio Filadelfia, ovvero lungo il confine di Gaza con l’Egitto, dal quale il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che non si ritirerà.
Secondo un articolo di National, l’incomprensione tra Egitto e Israele riguardo alla parte palestinese del valico di Rafah e al corridoio di Filadelfia ha portato alla più grave tensione tra i due paesi dalla firma del trattato di pace 45 anni fa.
Fonti negli Emirati Arabi Uniti hanno affermato che Israele ha insistito per mantenere un numero limitato di truppe nelle due aree, condividendo con l’Egitto immagini satellitari in tempo reale. L’Egitto ha rifiutato la proposta ha proposto lo spiegamento di unità dell’ONU e degli Stati Uniti, cosa che Israele non condivide.
Secondo Il Cairo la presenza israeliana a “Rafah” e nel corridoio di Filadelfia viola i trattati tra i due paesi e rappresenta una sfida alla sicurezza nazionale. In risposta l’Egitto ha chiuso la sua sezione del valico di frontiera, che è l’ingresso principale per gli aiuti umanitari a Gaza.
La tesi di Israele è che i tunnel sotterranei sotto il confine tra Egitto e Gaza servono per contrabbandare armi e merci per Hamas. Il Cairo nega categoricamente e insiste di aver distrutto i tunnel quasi dieci anni fa.
Lo status di Rafah, del corridoio Filadelfia e del corridoio Netzarim, che separa il nord e il sud di Gaza, è anche al centro di un editoriale di Osama Saraya sul quotidiano egiziano al-Ahram, secondo il quale i piani di Israele per Netzarim sono insostenibili, e l’adesione agli accordi del 2005 in base ai quali Israele dovrebbe ritirarsi da Gaza è la chiave per raggiungere la pace. L’autore difende anche la posizione egiziana contro la presenza militare israeliana nel corridoio di Filadelfia e a favore dell’operazione “Rafah” sotto controllo palestinese.
La visita di Anthony Blinken in Medio Oriente è arrivata dopo che i colloqui della settimana scorsa nella capitale del Qatar, Doha, si erano interrotti senza alcun risultato. Dopo l’incontro di Tel Aviv il segretario di Stato americano ha annunciato che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha accettato una proposta statunitense volta a ridurre le differenze. Hamas ha affermato che la proposta si discosta dalle questioni precedentemente concordate. I negoziati dovrebbero continuare questa settimana al Cairo.