di Giuseppe Gagliano –
L’arresto di tre cittadini algerini accusati di incitamento al terrorismo attraverso la piattaforma TikTok ha gettato nuova benzina sul fuoco delle relazioni, già tese, tra Francia e Algeria. L’operazione delle autorità francesi, che ha coinvolto figure di spicco tra gli influencer algerini, evidenzia una doppia crisi: una interna, legata alla sicurezza, e una esterna, sul piano diplomatico.
I tre arresti, avvenuti tra il 3 e il 5 gennaio in diverse città francesi, rappresentano un chiaro segnale del governo di Parigi contro l’uso dei social media come piattaforma per incitare alla violenza. Il caso più emblematico è quello di Imad Tintin, arrestato a Échirolles, vicino a Grenoble. Con oltre 70.000 follower su TikTok, Tintin aveva pubblicato un video in cui incitava apertamente alla violenza contro civili francesi. Il contenuto, rimosso dopo aver accumulato 800mila visualizzazioni, ha suscitato l’indignazione del ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, che ha definito le parole dell’influencer “vili” e “inaccettabili”.
Analogamente, Youcef Aziria, alias “Zazou Youssef”, è stato fermato a Brest per aver promosso atti di terrorismo e violenza contro oppositori politici, mentre a Montpellier è stato arrestato un terzo influencer, accusato di minacce contro un attivista politico algerino residente in Francia.
Il governo francese ha risposto con fermezza, sottolineando l’importanza di contrastare ogni forma di estremismo, soprattutto in un contesto in cui le piattaforme social amplificano messaggi di odio e violenza. Retailleau ha ribadito che “non lascerà passare nulla”, cercando di rassicurare l’opinione pubblica e rafforzare la percezione di controllo sulla sicurezza nazionale.
Tuttavia, questi arresti non sono solo una questione di ordine pubblico. Essi si inseriscono in un clima di tensioni crescenti con l’Algeria, accentuate da recenti sviluppi diplomatici. Parigi ha mostrato una determinazione crescente nel prendere posizione contro figure problematiche provenienti dall’ex colonia, ma il rischio di rappresaglie diplomatiche è evidente.
Le relazioni tra Francia e Algeria erano già state incrinate dal riconoscimento francese, il 30 luglio 2024, della sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. Una decisione che ha provocato una dura reazione algerina, con il richiamo dell’ambasciatore da Parigi e un’ondata di polemiche. L’arresto, a novembre, dello scrittore franco-algerino Boualem Sansal ad Algeri con l’accusa di “violazione della sicurezza nazionale” ha ulteriormente peggiorato la situazione. Le dichiarazioni del presidente Abdelmadjid Tebboune, che ha definito Sansal un “impostore”, hanno suscitato critiche sia in Francia che tra gli intellettuali internazionali.
In questo contesto gli arresti recenti assumono una valenza politica, oltre che legale. Parigi cerca di riaffermare il proprio controllo sulla sicurezza interna e di inviare un messaggio chiaro all’Algeria: nessuna tolleranza verso chi mette a rischio l’ordine pubblico.
Gli ultimi sviluppi mettono in luce un punto di rottura nelle relazioni tra i due Paesi. La Francia si trova in bilico tra la necessità di proteggere i propri cittadini e la sfida di mantenere aperti i canali diplomatici con un’Algeria sempre più ostile. Allo stesso tempo, l’Algeria deve affrontare il crescente malcontento interno, aggravato dalle tensioni con Parigi, e il rischio che il sostegno internazionale si sposti ulteriormente verso il Marocco.
Rimane da vedere se questi arresti segneranno un’escalation delle tensioni o se apriranno la strada a una revisione strategica delle relazioni bilaterali. In un mondo sempre più polarizzato, la Francia e l’Algeria continuano a rappresentare un esempio di come la storia non smetta mai di pesare sulle dinamiche geopolitiche attuali.