Francia. Non si vende: arrestato il capo di Telegram Pavel Durov

di Enrico Oliari

Continua la guerra ibrida tra Stati Uniti e loro alleati da una parte, e la Russia dall’altra. Questa volta a farne le spese è stato il magnate russo Pavel Durov, fondatore e amministratore delegato di Telegram, il quale è stato arrestato all’aeroporto Parigi-Le Bourget mentre scendeva dal suo jet privato, di ritorno da Baku. Era accompagnato da una donna e da una guardia del corpo, e a prelevarlo allo scalo sono stati gli uomini della Gendarmeria trasporti.
Su di lui pendeva un mandato d’arresto delle autorità francesi in quanto si era da sempre rifiutato di consegnare chat e codici della messaggistica end-to-end Telegram, che ha sede negli Emirati Arabi Uniti e che gestisce con il fratello Nikolaj, favorendo involontariamente i contatti fra organizzazioni criminali e terroristiche. I giudici potrebbero quindi rinviarlo a giudizio per una serie di reati tra cui terrorismo, traffico di stupefacenti, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti criminali minorili.
Pavel non ha mai consegnato codici e chat proprio perché la riservatezza è il punto di forza di Telegram.
In realtà la Francia di Emmanuel Macron ha fatto ciò che la Russia di Vladimir Putin non aveva osato fare: censurare ciò che non può controllare, arrestare chi non tradisce i propri ideali libertari. Nel 2014 Durov si era semplicemente dimesso dal popolarissimo (in Russia) social V-Kontakte (VK), da lui fondato, per non bloccare, come richiesto dalle autorità di Mosca, la pagina di Alexei Navalny e di consegnare alle autorità russe informazioni sulle identità dei dimostranti contro l’annessione della Crimea.
Durov, 39 anni, è nato a San Pietroburgo (allora Leningrado), ma è cresciuto a Tornino dove era rimasto fino a 17 anni, in quanto il padre insegnava lì filologia russa. Ha quattro cittadinanze: russa, nevisiana, francese ed emiratina. Aveva cercato invano nell’Europa occidentale una sede per i suoi social, ma ovunque nella libertaria Unione Europea le autorità pretendevano di avere i dati riservati degli utenti dei suoi social, per cui aveva trasferito la sede di Telegram negli Emirati Arabi Uniti.
La Francia è andata oltre: lo ha arrestato per obbligarlo a cedere se stesso.