di Dariush Rahiminia * –
La regione del Karabakh (Qarabağ in traslitterazione azerbaigiana) è tristemente nota per il conflitto scoppiato a causa dell’invasione dell’Armenia, che ha compreso anche l’occupazione dello Zangezur Orientale (insieme dei distretti di Kalbajar, Lachin, Zangilan, Gubadli e Jabrayil), degli anni ‘90, e durato fino al 9 novembre 2020, quando l’esercito della Repubblica dell’Azerbaigian, dopo una breve ma sanguinosa guerra lampo, ha finalmente liberato i suoi territori illegalmente occupati dall’Armenia per circa 30 anni. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 2020 la “Dichiarazione Tripartita” firmata da Azerbaigian, Armenia e Russia ha portato alla cessazione delle ostilità e, di conseguenza, tutti i territori liberati hanno intrapreso un rapido e proficuo cammino verso la modernizzazione, avviata dall’Azerbaigian. Con la fine del conflitto armato, conformemente alla Dichiarazione Tripartita, l’Azerbaigian è, dunque, entrato in una nuova fase di riabilitazione, ricostruzione e reintegrazione postbellica e, pertanto, gli imperativi per la Terra del Fuoco sono sostenere la pace, lo sminamento e le attività di ricostruzione, precondizioni per il successivo ritorno nelle proprie case del milione di profughi interni azerbaigiani – espulsi forzatamente per tre decenni.
A oggi, settembre 2021, dopo trecento giorni dalla suddetta dichiarazione, il governo dell’Azerbaigian ha presentato al suo popolo, e al mondo intero, una lista con i maggiori traguardi raggiunti nell’area, qui di seguito elencati e descritti.
Più di quindicimila ettari nel territorio del Karabakh e dello Zangezur Orientale sono stati bonificati da, ad oggi, 46.486 mine antiuomo e altri ordigni inesplosi, sottolineando come centosessanta civili azerbaigiani siano stati feriti e/o uccisi dall’esplosione di mine dopo la firma della Dichiarazione Tripartita, compresi due giornalisti e un funzionario governativo, coinvolti in una esplosione fatale durante l’adempimento del loro dovere. Tali mine, occorre ricordare, sono state cosparse dalle forze armate dell’Armenia durante l’occupazione e anche alla cessazione delle ostilità la parte armena ha rifiutato la consegna delle mappe dei campi minati.
Il 5 settembre 2021 l’aeroporto internazionale di Fuzuli, il primo aeroporto costruito nei territori liberati in soli 7 mesi, ha accolto un Airbus S340-500, il più grande aereo passeggeri della flotta della compagnia di bandiera Azerbaijan Airlines, che ha effettuato un volo di mezz’ora dalla capitale Baku a Fuzuli. Lo stesso giorno è atterrato a Fuzuli anche un Boeing 747-400, uno dei più grandi velivoli cargo della compagnia aerea statale Silk Way Airlines, che ha marcato la prima consegna di merci di prima necessità per via aerea nella regione.
Tale struttura è diventata un simbolo della rapida ricostruzione postbellica dei territori liberati, dove è in costruzione un’ampia rete di autostrade di 2, 4 e 6 corsi (Ahmadbayli-Fuzuli-Shusha – denominata “Zafar” (Vittoria) – 101 km; Shukurbayli-Jabrayıl-Hadrut – 39.7 km; Xudaferin-Gubadli-Lachın-Khanlig-Gubadli – 83 km; Horadiz-Jabrayıl-Zəngilan-Agband – 124 km; Barda-Agdam – 44.5 km; Toganali-Kalbajar-Istisu – 80.7 km) e, per la complessità del terreno, saranno arricchite da ponti e tunnel. In lavorazione anche altri due scali aeroportuali a Lachin e Zangilan. A tal proposito l’Azerbaijan Airlines detiene il primato per essere la prima grande compagnia ad offrire nuovi posti di lavoro nei territori liberati dall’oppressione dell’Armenia, fornendo così una speranza lavorativa agli sfollati interni che intendono ricostruire la propria vita nel Karabakh e nello Zanghezur Orientale. Inoltre, una complessa rete ferroviaria sarà presto costruita, al fine di integrare economicamente la regione e rendere più agevoli gli scambi commerciali con l’estero e con le altri grandi città azerbaigiane, inclusa l’exclave azerbaigiana di Nachivan, come previsto dalla Dichiarazione Tripartita.
Dal punto di vista urbanistico, è stato approvato il masterplan per la citta di Aghdam, totalmente rasa al suolo e nota durante l’occupazione come la “città fantasma” o l’“Hiroshima del Caucaso”, e sono già stati restaurati, e aperti ai turisti molti dei palazzi storici e monumenti della città di Shusha, capitale culturale dell’Azerbaigian, inclusi due alberghi, lo “Xarı Bülbül” e il “Qarabağ”.
Qui è stato avviato anche un importante progetto residenziale e l’Azerbaigian ha ripristinato alcuni tradizionali eventi culturali, come il Festival musicale Xarı Bülbül e le Giornate di poesia Vagif, tenute con grande emozione e solennità, dopo che il loro svolgimento era stato interrotto durante l’occupazione.
E’ stato varato anche un progetto pilota di modernizzazione di nome “Smart Village” per la cittadina di Agali, nel distretto di Zangilan, con completamento previsto per l’inizio del 2022, il cui concetto verrò replicato negli altri territori liberati. In aggiunta, il ministero della Cultura della Repubblica dell’Azerbaigian ha catalogato 1376 tra monumenti storici e siti archeologici di particolare interesse nei territori liberati, implementando il loro restauro nella ricostruzione delle istituzioni culturali demolite e/o vandalizzate dagli armeni, ovverosia biblioteche, musei, scuole di musica, teatri, luoghi di culto ecc.
Il governo dell’Azerbaigian ha dichiarato i territori liberati come una zona di energia verde, favorendo l’utilizzo di energie pulite, e, pertanto, spingere la regione e il paese intero ad utilizzare sempre più fonti energetiche sostenibili, come testimoniato dagli accordi con l’italiana Ansaldo e con la compagnia energetica britannica BP. Allo stesso tempo, nella regione è incominciata una forte ripresa delle attività agricole, piantando le colture principali e concentrandosi sull’allevamento delle api, aiutando così il naturale rinnovamento della vita stessa. Da menzionare anche nello smart village di Agadli un progetto congiunto Israele-Italia di allevamento di bufale e produzione di prodotti caseari.
In conclusione, a soli trecento giorni dalla Dichiarazione Tripartita la Repubblica dell’Azerbaigian è pienamente impegnata nella modernizzazione della regione del Karabakh e dello Zangezur Orientale, ottenendo ottimi risultati in così poco tempo, che lasciano presagire ulteriori eccellenti sviluppi che gioveranno alla situazione socio-economica del paese e espanderanno ancor di più gli orizzonti verso gli scambi economici e culturali coi paesi del mondo intero.
Dopo 30 anni di dolore, desolazione e distruzione sistematica durante l’occupazione dell’Armenia, in soli 300 giorni l’Azerbaigian ha ottenuto importanti risultati nel riportare la vita nei territori liberati, chiara dimostrazione dell’appartenenza azerbaigiana di questi territori.
* PhD in Storia dell’Europa.